Marrakech
Nel dedalo di vie strette e polverose tra le alte pareti di sabbia e mattoni che svettano come le rocce tra i crepacci nel deserto, si incrociano visi segnati dal sole e dal tempo. Entrando nell’ombra delle stanze, al riparo dalla violenza del caldo nordafricano, tra tappetti e vecchi mobili coloniali, le foglie di menta galleggiano nel fumo del the, in coloratissimi bicchieri di vetro.
Fuori intanto, nella grande piazza, la folla brulica tra incantatori di serpenti e venditori di spezie, le voci si moltiplicano.

Il calar del sole
Al tramonto l’aria si fa rarefatta e rosata
e si spande la nenia del muezzin.
Lontano, alle porte della città,
carovane blu di berberi si avviano verso luoghi remoti.
Le case e le palme si diradano, il vociare svanisce,
gli spazi si aprono maestosi,
il sole lascia il suo posto alla luna,
la città al deserto.

Il tempo sospeso
La città rossa con i suoi coloratissimi suq,
dove le culture d’impronta araba, berbera e sub sahariana,
si fondono in un brulicare continuo
di voci e colori senza tempo.
Bellezze incredibili dal sapore proibito
ti guardano e vogliono che tu resti.